Seleziona una pagina

VERONICA ANTALGiovane della diocesi di lasi. Nata a Nisiporesti, Botesti, Neamì (Romania), il 7 dicembre 1935. Socia dell’Ordine secolare francescano. Muore il 24 agosto 1958 per difendere la propria purezza a Halàucesti, lasi (Romania). È in corso la causa di beatificazione e canonizzazione con nulla osta della Santa Sede in data 10 luglio 2003.

Farà piacere alle tante donne della Romania, che vivono tra noi come badanti o braccianti, sapere che per una della loro terra potrebbe essere vicino il giorno della beatificazione. Dal 2006, infatti, tutti gli atti del presunto martirio di Veronica Antal sono all’esame della Congregazione per le Cause dei Santi: il “processo” è stato avviato nel 2003 a furor di popolo, perché nella diocesi di Iasi nessuno ha il benché minimo dubbio che fu autentico martirio la sua morte violenta, avvenuta non già, o non soltanto, in difesa della propria dignità di donna, piuttosto in nome dei suoi valori religiosi di cui lei mai aveva fatto mistero. Anzi, dipendesse da loro, salterebbero tranquillamente il “gradino” intermedio della beatificazione, dato che, da più di cinquant’anni, la chiamano “santa Veronica”, in barba a qualsiasi procedura canonica. Sul luogo del martirio, come sulla sua tomba, si radunano assemblee imponenti, composte da giovani ed anziani, cattolici ed ortodossi, che le affidano le loro necessità. Pur così generazionalmente trasversale ed interconfessionale, la devozione per questa semplice ed umile contadina si è tradotta in “causa di canonizzazione” in modo così tardivo a causa della situazione politica che non l’ha permessa prima.

Veronica nasce il 7 dicembre 1935 nel nord della Romania, a Nisiporesti, e della sua educazione religiosa è debitrice a nonna Serafina: i genitori sono perlopiù impegnati nei campi,per cui  tocca all’anziana donna prendersi cura della fede dei nipoti e, a giudicare dai frutti, non c’è che da rallegrarsi con lei. Inoltre, le trasmette anche il senso di laboriosità e già a quattro anni la impegna in piccole occupazioni: così per Veronica è meno faticoso, a sette anni, seguire i genitori nei lavori dei campi, pur frequentando regolarmente la scuola elementare nei mesi invernali.

Uno sviluppo precoce ed un’accentuata sensibilità sono le uniche caratteristiche particolari della bambina, che in nulla si differenzia dalla altre compagne: anche per lei mamma inizia a preparare la dote, cui Veronica contribuisce con i suoi lavori di cucito. Tutto fa prevedere, dunque, che il matrimonio rientri nei suoi progetti (o almeno così spera la mamma), anche se piccoli segnali di particolare predisposizione alle cose spirituali non tardano a manifestarsi.

È però sui 16-17 anni che la vocazione religiosa esplode in lei con forza, facendole desiderare di entrare tra le suore del convento nel vicino villaggio di Halaucesti. Dire che mamma non ne è entusiasta è un eufemismo: le fa tutta l’opposizione consigliatale dal suo cuore materno, con l’unico risultato di irrobustire in Veronica il desiderio della vita religiosa. Che tuttavia deve fare i conti anche con il clima socio-politico che la Romania sta vivendo nell’orbita sovietica, con l’ateismo di stato che impone la chiusura delle congregazioni religiose. Veronica capisce che tutto questo, perlomeno, finirà con il ritardare la realizzazione del suo desiderio e allora si “adatta”, accontentandosi di coltivare la propria vocazione con uno stile di vita claustrale tra le mura di casa, all’interno della quale si prepara una cameretta per il suo raccoglimento e la preghiera. Intanto diventa l’anima della vita pastorale della sua parrocchia: insegnando catechismo, animando il coro, visitando i malati, proprio come farebbe una suora. Così, infatti, qualcuno la chiama, per come vive e come veste, e la cosa non le dispiace affatto. Prima aderisce alla Milizia dell’Immacolata (quella di Padre Kolbe), poi si iscrive al Terz’Ordine Francescano, infine emette privatamente il voto di castità. La sua spiritualità diventa robusta, nutrita di Eucaristia, illuminata dal rosario, sorretta dalla messa quotidiana nella chiesa di Halaucesti, distante otto chilometri da casa sua e che raggiunge ogni mattina, prima dell’alba con un gruppo di amiche.

È purtroppo sola, invece, la sera del 24 agosto 1958, di ritorno da quella chiesa in cui nel pomeriggio è stata amministrata la cresima e per la quale lei ha lavorato sodo. Vicino ad un campo di granoturco è aggredita da Pavel Mocanu, un giovane del paese, che tenta inutilmente di violentarla (come attesterà l’autopsia) e che alla fine la uccide con quarantadue coltellate. Proprio in quei giorni Veronica stava leggendo la biografia di Maria Goretti (canonizzata soltanto alcuni anni prima) e a due amiche aveva confidato che anche lei all’occorrenza si sarebbe comportata così. “Io sono di Gesù e Gesù è mio”, aveva scritto su un foglietto: per restarGli fedele ha preferito la morte.

Autore: Gianpiero Pettiti www.santiebeati.it


Sulla scia del riconoscimento del martirio in difesa della purezza, operato dalla Chiesa per S. Maria Goretti (1890-1902), proclamata santa nel 1950, altre ragazze di quest’epoca moderna si sono venute a trovare nelle stesse condizioni di Maria Goretti e, come lei, hanno resistito alla cieca violenza di uomini, che, incuranti della loro volontà contraria, volevano abusare di loro, facendo perdere loro la purezza che tanto difendevano.
“La morte ma non il peccato”, diceva un altro santo ragazzo Domenico Savio (1842-1857) e la morte preferirono queste ragazze, pur di non peccare. Oggi sbrigativamente si sarebbe parlato di stupro e i giornali sono pieni di questi casi, ma la differenza consiste nel motivo principale: perdere la purezza equivaleva a commettere un peccato, rinunciare con violenza ai principi morali a cui erano state educate, preoccupazione anche per l’anima del violentatore che peccava, qualunque fosse il motivo che lo spingeva a tale condannabile gesto.
E così abbiamo avuto le Beate Teresa Bracco (1924-1944), Pierina Morosini (1931-1957), Carolina Kozka polacca (1898-1914), la Serva di Dio Concetta Lombardo (1924-1948) e la Serva di Dio Veronica Antal romena, oggetto di questa scheda.
Veronica figlia di laboriosi lavoratori dei campi, nacque il 7 dicembre 1935 a Nisiporesti (Botesti, Romania) e battezzata il giorno dopo, solennità dell’Immacolata Concezione, nella parrocchia di Halaucesti.
A causa dei lavori dei campi che impegnavano tutto il giorno i genitori, Veronica Antal era affidata alle cure della nonna Serafina, la quale sin dai primi anni educò la piccola nipote ad avere una grande fede in Cristo e nella Chiesa.
Frequentò le scuole elementari del suo paese Nisiporesti e, quando fu abbastanza grande, prese ad aiutare i genitori nel lavoro dei campi.
Verso i 16-17 anni avvertì più forte la vocazione religiosa, ma non poté realizzare il suo desiderio, in quanto in Romania il regime ateo comunista, aveva soppresso tutti i conventi del Paese; non restò allora che condurre una vita religiosa semiconsacrata nell’ambito della sua casa.

Veronica Antal aderì ai Francescani Secolari, professò privatamente un voto di castità, partecipava ogni giorno alla celebrazione della Messa e assiduamente all’adorazione eucaristica; giacché la chiesa era ad Halaucesti, Veronica percorreva a piedi ogni giorno, gli otto km di distanza dalla sua casa.
Come si vede, una giovane vita normale, senza grilli per la testa, desiderosa solo di consacrarsi in futuro totalmente a Dio, nel frattempo accettava volentieri i sacrifici che le venivano imposti dalle condizioni familiari e da quelle ideologiche della rossa Romania.
E mentre, come al solito, tornava a piedi dalla lontana chiesa di Halaucesti, il 24 agosto 1958 fu assalita da un giovane di nome Pavol Mocanu. Siccome lei resisteva ai suoi tentativi di avere un rapporto sessuale, egli al colmo dell’ira la colpì con ben 42 pugnalate.
Quando la famiglia, allarmata per il suo ritardo, la ritrovò ormai morta in mezzo ad un campo, Veronica stringeva ancora fra le mani il rosario, che regolarmente recitava durante il suo lungo cammino.

La ventitreenne giovane, fu considerata subito dagli abitanti di Nisiporesti e Halaucesti come una martire della purezza e la sua morte è commemorata da ben 45 anni ogni 24 agosto; dalle parrocchie vicine si organizzarono pellegrinaggi e celebrazioni di Messe sul luogo dell’omicidio.
Pur essendo così vivo il ricordo di lei fra la popolazione della Moldavia cattolica, solo negli anni ’90 fu possibile iniziare i passi necessari per promuovere la Causa di Beatificazione, visto anche le grazie speciali e le prodigiose guarigioni che sono state ottenute per sua intercessione.
Promotore della Causa è l’Ordine Francescano; il 10 luglio 2003 la Congregazione Vaticana ha dato il nulla osta per l’inizio della causa, aperta poi il 25 novembre 2003 dal vescovo di Iasi (Romania) mons. Gherghel.
Autore: Antonio Borrelli www.santiebeati.it